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Affrontare la demenza. Bologna punta su sinergie, complementarietà e inclusività degli interventi. Per pazienti e famiglie

Pubblicato il 07/06/2016

Affrontare la demenza in tutti i suoi aspetti, clinico-assistenziali, personali, sociali ed etici, per giungere alla cura e all’assistenza partendo dalla ricerca biomedica e dalla diagnosi precoce ed accurata. E’ il cuore del progetto Affrontare la demenza: sinergie, complementarietà ed inclusività, sviluppato e condotto dall’Azienda Usl di Bologna in collaborazione con la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che lo ha co-finanziato.


Se ne è parlato oggi, 7 giugno, nel corso di un convegno in Cappella Farnese a Palazzo d’Accursio. Nel corso della giornata, aperta da Giusella Finocchiaro, Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, e da Angelo Fioritti, Direttore Sanitario dell’Azienda Usl di Bologna, sono stati illustrati l’approccio innovativo e i primi risultati del progetto, avviato nel 2014 attraverso la messa in rete e lo sviluppo dei servizi già attivi in ambito metropolitano, il coinvolgimento di pazienti e familiari/caregivers e la collaborazione con Associazioni ed Istituzioni no profit. Tra i punti di forza, la sinergia tra la Geriatria Territoriale e Disturbi Cognitivi-Centro Disturbi Cognitivi della Azienda Usl di Bologna, e la Clinica Neurologica-Centro Disturbi Cognitivi dell’ISNB (IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna).

 

Il progetto

Sono circa 1.000 le persone con disturbi cognitivi, da lievi a severi, coinvolte nel progetto e sottoposte a visite, esami, test e approfondimenti diagnostici per analizzare l’evoluzione della malattia nel tempo. I pazienti sono stati sottoposti a costanti test di laboratorio, TC cerebrali, SPECT cerebrali (esame che valuta la distribuzione del sangue alle cellule del cervello mediante immagini tridimensionali), valutazioni cognitive, affettive e funzionali, oltre che a controlli clinici e neuropsicologici.


Il Laboratorio di Genetica dell’ISNB ha lavorato alla costruzione di una piattaforma NGS (Next Generation Sequencing) per la diagnosi genetica della demenza, che consentirà di valutare attraverso un unico esame tutti i 23 geni attualmente riconosciuti come cause validate di demenza, anticipando i tempi di risposta diagnostica e realizzando significative economie di scala.


Nell’ambito del progetto alcune decine di pazienti sono stati sottoposti a stimolazione transcranica e un centinaio ha partecipato ai corsi di stimolazione cognitiva neuropsicologica. Per questi ultimi lo studio ha dimostrato l’efficacia nel migliorare le capacità cognitive, come la memoria, le capacità esecutive e di riconoscimento visivo, e nel diminuire l’ansia del paziente. Per quanto riguarda la stimolazione transcranica, invece, è stata utilizzata per stimolare il sistema nervoso a modificazioni strutturali e funzionali. Esistono, infatti, zone del sistema nervoso che possono essere sollecitate sia attraverso l’utilizzo di test cognitivi che applicando stimoli elettrici di bassa intensità. Con questa tecnica vengono stimolate le aree prefrontali e dorso-laterali che governano l’apprendimento e la memoria.


Infine, per favorire il superamento dello stigma e la diffusione delle conoscenze sulla demenza, è stato attivato un intervento di sensibilizzazione e di animazione sociale nelle scuole sul tema dell’invecchiamento e della perdita della memoria. Il progetto ha interessato alcune scuole elementari e medie di Bologna, Casalecchio di Reno e San Lazzaro di Savena, con il coinvolgimento delle famiglie e degli insegnanti. Gli interventi presso le classi sono stati preparati attraverso incontri di condivisione tra insegnanti, geriatra, psicologo e neuropsicologo. L’attività con i bambini è stata svolta secondo un metodo interattivo-esperienzale. Con i bambini delle classi più avanzate si è parlato anche di sistema nervoso, funzioni cognitive e invecchiamento.


Per supportare i familiari nella cura e nell’assistenza è stata realizzata, inoltre, la Scuola del caregiver, con cicli di incontri presso le sedi dei Centri Disturbi Cognitivi o le Case della Salute. A tutt’oggi sono stati realizzati 12 incontri, che hanno coinvolto 237 familiari. Il miglioramento delle competenze, culturali e assistenziali, con ricadute positive sulla gestione del paziente al domicilio, è tra gli esiti testimoniati dai partecipanti agli incontri della Scuola.


Si ammala di demenza oltre il 5% degli ultrasessantacinquenni, e negli ultraottantenni si possono registrare percentuali del 30-35%. La prevalenza aumenta con l’età, raddoppia approssimativamente ogni 5 anni, almeno fra i 65 e gli 85 anni, ed è maggiore nel sesso femminile.

In Italia risulta affetto da Alzheimer meno dell’1% degli individui al di sotto dei 65 anni, mentre ne è colpito il 5,3% dei maschi ed il 7,2% delle femmine dopo i 65 anni. L’incidenza è stata calcolata in 11,9 nuovi casi all’anno per ogni 1.000 abitanti per le età superiori ai 65 anni (circa 96.000 nuovi casi di demenze ogni anno al livello nazionale). 

 

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