Mutilazioni genitali femminili, le donne immigrate in Italia dicono no. I risultati di una ricerca dell’Azienda Usl di Bologna, che sarà presentata domani 6 febbraio
Le mutilazioni genitali femminili, praticate su oltre 130 milioni di bambine nel mondo, con oltre 3 milioni di nuovi casi all’anno, sono state riconosciute dall’Assemblea Generale dell’ONU come violazioni dei diritti umani. Tuttavia, per le donne provenienti dai Paesi in cui sono praticate, una trentina circa dell’Africa sub sahariana, spesso rappresentano veri e propri riti di inclusione sociale. Attraverso queste pratiche la bambina diventa donna, assume un ruolo sociale riconosciuto all’interno della comunità e può aspirare al matrimonio.
Una ricerca condotta dal Dipartimento delle Attività Socio-Sanitarie dell’Azienda Usl di Bologna ha confrontato, per la prima volta in Italia, le rappresentazioni sociali della pratica delle mutilazioni genitali femminili, utilizzando un campione di donne straniere e italiane che vivono in Emilia Romagna. L’indagine, coordinata da Maria Giovanna Caccialupi e Ilaria Simonelli, del Progetto Salute e Immigrazione dell’Azienda USL di Bologna, ha coinvolto l’OMS, Amnesty International, l’International Center for Reproductive Health dell’Università di Ghent, la Regione-Emilia Romagna, l’Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo (AIDOS).
Dalla ricerca emerge chiaramente che nessuna tra le donne straniere intervistate, residenti in Italia da almeno 5 anni, proporrebbe oggi la mutilazione genitale alle proprie figlie. Il significato rituale, infatti, viene associato e ricondotto ai luoghi d’origine, mentre il contesto sociale nel quale vivono attualmente ne fa percepire la pratica come un atto di violenza e una violazione dei diritti umani. Un cambiamento netto della rappresentazione sociale delle mutilazioni genitali femminili, conseguenza del processo migratorio e del confronto culturale che ne deriva, ma anche delle politiche dei Servizi Socio-Sanitari del Servizio Sanitario Regionale, i cui operatori, così come confermato anche dalla ricerca, sono impegnati attivamente nella prevenzione e nel superamento di questa pratica.
I risultati della ricerca saranno presentati mercoledì 6 febbraio 2013, in occasione della Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, nel corso del seminario che si svolgerà dalle 8,30 alle 13,00 presso la Terza Torre della Regione Emilia-Romagna, in viale della Fiera 8 a Bologna, dedicato a L’approccio dei servizi socio-sanitari alla pratica delle mutilazioni genitali femminili. Ad aprire i lavori Teresa Marzocchi, Assessore Regionale alle Politiche Sociali e Francesco Ripa di Meana, Direttore Generale Azienda Usl di Bologna. Inizio alle ore 8.30.
fb/sai