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Sicuri insieme - Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita 2023

Pubblicato il 07/09/2023
Una sanità più sicura comincia da noi
Sintesi

L'impegno dell'Azienda USL di Bologna in tema di sicurezza delle cure. Ai link sotto anche il video e le Pillole Informative della campagna regionale

In ambiente sanitario esistono molti modo per evitare gli errori, che sono possibili in tutte le attività umane. Il Servizio Sanitario Regionale è impegnato tutti i giorni a garantire elevati livelli di sicurezza, ma per migliorare c'è anche bisogno di te. Instaura un rapporto di fiducia con gli operatori sanitari e comunica i tuoi suggerimenti per migliorare la sicurezza delle cure agli Uffici relazioni con il Pubblico. Noi possiamo, insieme.

Numerose evidenze dimostrano che quando i pazienti sono coinvolti attivamente nella propria cura, si ottengono significativi vantaggi in termini di sicurezza, soddisfazione del paziente ed esiti di salute.

Diventando partner del team sanitario, i pazienti possono contribuire non solo alla sicurezza delle loro cure ma anche a quella del sistema sanitario nel suo complesso.

L’OMS ha individuato 5 strategie per il coinvolgimento dei pazienti:

  • Sviluppo di politiche e programmi con i pazienti: coinvolgere i pazienti, le famiglie e le organizzazioni della società civile nello sviluppo congiunto di politiche, piani, strategie, programmi e linee guida per rendere l’assistenza sanitaria più sicura.
  • Imparare dall’esperienza del paziente per migliorare la sicurezza: imparare dall’esperienza di pazienti e famiglie esposti a cure non sicure per migliorare la comprensione della natura del danno e favorire lo sviluppo di soluzioni più efficaci.
  • Accrescere il ruolo e la capacità di advocacy dei pazienti e familiari che hanno subito incidenti relativi alla sicurezza (“Patient Advocates” e “Patient Safety Champions”).
  • Comunicazione trasparente e onesta degli incidenti di sicurezza alle vittime: stabilire il principio e la pratica della franchezza e della trasparenza in tutta l’assistenza sanitaria, anche attraverso la comunicazione di incidenti di sicurezza del paziente a pazienti e famiglie.
  • Informazione e educazione ai pazienti e alle famiglie: fornire informazioni ed educazione ai pazienti e alle famiglie per il loro coinvolgimento nella cura di sé e promuoverne l’empowerment per un processo decisionale condiviso.

L'impegno dell'Azienda USL di Bologna nel coinvolgimento del cittadino per la sicurezza delle cure

Sicurezza delle cure e demenze

Il disturbo neurocognitivo maggiore (Demenza) è una patologia complessa che comporta difficoltà cognitive, psico-affettive e comportamentali, con ricadute sull’autonomia della persona, causando inoltre un forte sbilanciamento emotivo e psicologico sul familiare che assiste (il caregiver).

E’ opportuno che il caregiver sia correttamente informato e supportato, al fine di favorire un miglior percorso di cura e la gestione del proprio caro al domicilio.

Per tali motivi i Centri Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) dell'Ausl di Bologna Programma Cure Intermedie, in collaborazione con l'UOC di Psicologia Ospedaliera, hanno istituito, prima in presenza e a seguito della pandemia Covid-19 online, la “Scuola del Caregiver”.

Si tratta di una serie di 12 - 13 incontri all’anno offerti nella modalità on line, in cui i diversi professionisti della rete demenza (geriatra, psicologo, infermiere, assistente sociale, associazioni di volontariato, ecc) affrontano i temi più salienti e delicati che riguardano la malattia: i percorsi diagnostici terapeutici e assistenziali, il riconoscimento dei disturbi cognitivi e del comportamento, come favorire l'autonomia della persona con deterioramento cognitivo al domicilio, i trattamenti farmacologici e non farmacologici, la rete dei servizi sanitari e socio-assistenziali, l'accompagnamento nel fine vita, il ruolo del volontariato, ecc.

Questi incontri informativi permettono al caregiver di acquisire conoscenze e competenze per la gestione delle diverse fasi di malattia, favoriscono processi di empowerment e sostegno emotivo, mettendo i caregiver direttamente in contatto con i professionisti del percorso di cura. Infine, la formula online permette di raggiungere i caregiver impossibilitati a incontri in presenza e in aree remote.

Dato il grande impatto degli incontri sul percorso di cura e l'alta soddisfazione di coloro che vi hanno preso parte in questi anni, la “Scuola del Caregiver” è stata presentata ad Agenas come Good Practice 2023.

Sicurezza delle cure e cronicità

L’Azienda USL di Bologna tra le proprie attività istituzionali promuove indagini volte a misurare la qualità dell’assistenza, coinvolgendo gli utenti dei propri servizi nel processo di miglioramento continuo.
Il Ministero della Salute ha aderito al progetto internazionale “Indagine sull’esperienza e gli esiti dei pazienti cronici PaRIS – Patient-Reported Indicator Survey” promosso dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD) e l’Azienda USL di Bologna vi partecipa in collaborazione con il Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (Laboratorio MeS). L’indagine ha l’obiettivo di raccogliere l’esperienza dei pazienti cronici rispetto all’assistenza territoriale in Italia per migliorare la qualità dei servizi offerti.
Tale indagine è stata avviata nell’Azienda USL di Bologna nel settembre 2022 ed è tuttora in corso. È rivolta ai i pazienti con più di 45 anni che effettuano una visita specialistica in 7 Case della Comunità aziendali. Dopo la visita specialistica i pazienti ricevono tramite sms o email un link per collegarsi al questionario online che contiene domande sulla loro esperienza di cura territoriale e sulla visita specialistica appena effettuata. Ad oggi, sono stati invitati a partecipare all’indagine 11.639 pazienti e sono stati raccolti 2.057 questionari.

Sicurezza delle cure e uso dello smartphone nei reparti
Indagine sulla qualità percepita da professionisti e utenti in merito alla Gestione dei Telefoni Cellulari in Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale (Ospedale Maggiore)


Nelle Terapie Intensive Neonatali dell’OM dall’anno 2019 è stato vietato l’uso dei cellulari negli spazi di degenza, sia ai caregivers che ai professionisti sanitari, consentendolo invece in spazi specifici quali studi del personale, aree di lavoro amministrativo e zone relax (aree codificate da apposita segnaletica). A tutti coloro che accedono al reparto per la prima volta, viene consegnato il materiale informativo che ne sintetizza lo scopo e vengono illustrate le motivazioni. Ad oggi sono soprattutto i dati riguardanti la contaminazione batterica da parte di microorganismi patogeni rilevata sulle superfici degli smarthphones, che configurano una allerta sanitaria nell’ambito delle nosocomial or health care associated infections (HCAI). In particolare, i neonati ricoverati nelle terapie intensive rappresentano una popolazione ad alto rischio di infezione.

A due anni dall’introduzione delle misure (2021-2022), è stata condotta una indagine tramite la somministrazione di un questionario, volta a rilevare l’esperienza e la qualità percepita da parte di professionisti e utenti, per verificare: il grado di condivisione dello scopo, l’aderenza alle misure di contenimento e l’impatto in termini di riscontri da parte del personale sanitario e dei genitori.

I 37 professionisti dell’UTIN (14 medici, 33 infermieri) e i 101 caregivers (genitori), che hanno compilato il questionario, manifestano un’alta condivisione delle motivazioni fornite sulle limitazioni all’utilizzo dello smartphone nel reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale: l’81,1% dei professionisti e il 76,2% degli utenti. Inoltre l’86,1% dei professionisti e l’80% degli utenti giudica “molto” e “del tutto” importanti tali limitazioni.


Rispetto all’aumento del rischio di contaminazione batterica del neonato, causata da microrganismi patogeni sulle superfici degli smarthphones di professionisti e di genitori, entrambi giudicano condivisibili tali aspetti con percentuali nel grado di accordo (“molto” e “totalmente”) che variano in base all’utilizzatore da 61-64% fra i genitori (risposte utenti) a 75-90% fra i professionisti (Graf. 1 e 2). Percentuali, seppur residuali di professionisti giudicano per nulla (5,4%, v.a.= 2) o abbastanza (18,9%, v.a= 7) condivisibile il rischio di contaminazione batterica del neonato.