Il pasto a casa
Il cibo è senza dubbio nutrimento, ma è anche relazione e modalità espressiva dei più piccoli. Per questo il comportamento alimentare deve essere educato ma anche compreso nel suo significato umano e relazionale.
L’educazione alimentare rappresenta il primo ed efficace strumento di prevenzione a tutela della salute. Le abitudini nutrizionali si instaurano molto presto nella vita dell'individuo ed hanno un chiaro effetto sul destino metabolico e comportamentale non solo del bambino ma anche dell'adulto.
Gli attori coinvolti nell’educazione del bambino sono diversi e rappresentano tutti degli esempi comportamentali fondamentali: i genitori, i nonni, il gruppo dei pari e l’ambiente scolastico sono alcune delle principali figure che ruotano attorno al bambino e che ne influenzano comportamenti e azioni.
Sta, quindi, emergendo sempre più come la prevenzione dell’obesità e dell’eccesso di peso, non passi solo per le conoscenze legate alle esigenze nutrizionali qualitative e quantitative, ma anche per gli aspetti comportamentali. L’educazione alimentare è, infatti, un terreno molto complesso e articolato in cui è bene considerare non solo gli aspetti fisiologici legati al mondo della nutrizione ma anche quelli relazionali e affettivi.
Il significato del cibo nella vita del bambino e della famiglia
L’atto del nutrirsi assume molti significati che esulano dal solo piacere derivato dal riempimento dello stomaco: il momento del pasto racchiude in sé uno scambio relazionale.
Offrire e ricevere del cibo significa riconoscere e accettare reciprocamente i legami che si stabiliscono o che si affermano tra due persone. Quindi il cibo e la funzione nutritiva fin dall’inizio si intersecano, si intrecciano a una dimensione affettiva e l’atto in sé costituisce il veicolo non solo di sostanze nutritive, ma anche di messaggi che riguardano la dimensione relazionale e affettiva ad esempio la poppata del neonato e la pappa, oltre a nutrire il bambino costituiscono il “cibo per il cuore”.
Queste sono le ragioni per cui il cibo e il comportamento alimentare veicolano dinamiche complesse, i cui riflessi positivi o negativi si possono ripercuotere sia all’interno delle relazioni intrafamiliari, sia direttamente nel rapporto del bambino con il cibo.
Il comportamento alimentare diviene dunque molto presto veicolo anche di messaggi, all’interno di una prima forma di comunicazione legata alla relazione affettiva del bambino con l’ambiente familiare. La connessione “cibo-affetto-messaggio” rende quindi ragione della possibilità che il malessere di un bambino possa anche esprimersi attraverso il suo comportamento alimentare. Può succedere che l’atto nutritivo diventi teatro di protesta, di un comportamento oppositivo; il bambino può progressivamente sostituire il pianto o la parola con il rifiuto del cibo o al contrario con la voracità per esprimere le sue emozioni, il suo malessere e i suoi dubbi.
Proprio per la complessità dei fattori coinvolti, il comportamento alimentare dei bambini non può essere considerato solo come qualcosa da educare, modificare o omologare, ma come qualcosa da comprendere. Ogni disfunzionalità espressa va interrogata perché veicola un senso ed esprime qualcosa per il bambino e per il ragazzo.
Cosa vivono i bambini quando si siedono a tavola?
La tavola è il luogo per eccellenza dove i bambini, seguendo l’esempio degli altri commensali, scoprono il cibo e imparano a rapportarsi con esso. La condivisione di un pasto insieme e un clima di tranquillità senza pressioni sono le situazioni ideali per una crescita armonica. Sempre più spesso capita però che - vuoi per la fretta, vuoi per abitudine - spesso l’aspetto di convivialità e di raduno viene meno e sono poche le volte in cui tutta la famiglia si riunisce attorno alla tavola per gustare il pasto. Inoltre, è molto frequente nelle famiglie guardare tv o utilizzare device per distrarre il bambino, comportamento che impedisce di vivere a pieno il momento insieme.
Ci sono dei comportamenti virtuosi ed altri da evitare che i genitori possono mettere in atto per migliorare questi aspetti e fare in modo che il bambino viva il momento del pasto con serenità evitando conflitti.
Lavorare sull’ascolto e sull’utilizzo di un giusto linguaggio riferito al cibo, sono degli elementi essenziali per favorire la costruzione di un rapporto salutare con il cibo.
Il comportamento del bambino, prima di essere educato va compreso e la comprensione passa prima per l’ascolto, l’osservazione e il non giudizio. I genitori, come primi modelli educativi, sono la chiave per il successo di un buon percorso educativo rivolto all’istaurarsi di un rapporto positivo e sereno con il cibo e la prevenzione dell’eccesso di peso e di problematiche alimentari.
Strategie per educare a una corretta alimentazione
- Iniziamo con l’esempio: è necessario migliorare le abitudini alimentari di tutta la famiglia se non sono sane
- Variamo la proposta di alimenti in particolare dei vegetali sin dallo svezzamento proponendo una verdura diversa ad ogni pasto. Maggiori sono le volte che i bambini entrano a contatto con un nuovo cibo, migliore sarà il loro grado di accettazione quindi la parola d’ordine è OFFRIRE senza insistere, sarà poi la loro curiosità a farli avvicinare al cibo
- Facciamoli partecipare alla preparazione dei piatti, ad esempio alla pulizia delle verdure (sbucciare i piselli, pelare le carote, ecc.)
- Cerchiamo compromessi quando qualcosa non è gradita, abbinando ad esempio gli alimenti critici con quelli che piacciono proponendoli in maniera differente sperimentando anche preparazione alternative
- Serviamo porzioni piccole eventualmente integrandole successivamente e per insegnare l’importanza di finire ciò sta nel piatto evitando gli sprechi
- Cerchiamo, quanto possibile, di mantenere regolare gli orari dei pasti per dare ritmo alla giornata alimentare e regolarità all’orologio interno scegliendo di consumare il pasto in un luogo ben preciso
- Infine ricordiamoci che i bambini cambiano in continuazione e ciò che può essere considerato poco appetibili e gustoso oggi, potrebbe diventarlo domani e viceversa.