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Il progetto

Pubblicato il 28/04/2021

Dal 20 luglio 2014 al 31 dicembre 2017, l’Hub regionale Centro Mattei , situato a Bologna e con funzione di prima accoglienza e trasferimento nella Regione, a seguito di trasferimento direttamente dai luoghi di sbarco, ha accolto 31.326 persone. Di queste, oltre 22000 persone sono state trasferite in strutture di accoglienza diffuse nel territorio regionale (fonte: www.bolognacares.it sezione dati, infografiche aggiornate al 31.12.2017).

Molte sono dunque state accolte presso Centri di accoglienza straordinaria (CAS) e presso il Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), attivo in numerosi comuni della Regione Emilia Romagna. Si tratta di persone giunte prioritariamente via mare approdando sulle coste italiane dopo viaggi terribili e detenzioni nei Centri libici, dopo aver affrontato abusi e violenze e spesso aver assistito alla morte di compagni o compagne di viaggio, parenti, famigliari, amici, amiche. OIM, UNHCR e Dossier Statistico Immigrazione IDOS, oltre a numerose ONG, hanno documentato ampiamente con dati e reportage dettagliati le condizioni di permanenza-detenzione dei migranti nei campi libici in attesa di affrontare il viaggio verso l’Europa e le conseguenze in termini di danni fisici e psichici riportati dalle persone in arrivo sul territorio europeo.

Molte persone sono invece giunte attraverso i percorsi via terra sulle rotte balcaniche, con viaggi spesso altrettanto difficili e costellati di gravi violazioni ai diritti umani. Altri ancora sono giunti attraverso i valichi di frontiera aerea a seguito dell’applicazione del Reg. (UE) n.604/2013 c.d. "Regolamento Dublino III". Tale regolamento dispone, tra le altre cose, di riportare in Italia i richiedenti protezione internazionale che vi erano approdati come paese di primo ingresso ma che poi si erano diretti in altri paesi europei raggiungendo conoscenti, parenti, amici.

In questo contesto generale sono quindi sempre più numerose le vulnerabilità sanitarie e psichiche di carattere post-migratorio e post-traumatico rilevate dagli operatori dei servizi pubblici e del privato sociale impegnati nelle attività di accoglienza e presa in carico nel territorio della Regione Emilia-Romagna.

Questo dato trova conferma dall’attività realizzata sul territorio regionale tramite il progetto Start-ER (descritto di seguito), che ha visto in partenariato tutte le AUSL della Regione insieme a diversi enti del privato sociale, con l’obiettivo di implementare i servizi di tutela e presa in carico dei Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale in condizioni di vulnerabilità psico-sanitaria.

I numeri registrati in termini di destinatari raggiunti e di miglioramento dei servizi hanno reso palese la necessità di dotare il territorio di un sistema stabile ed omogeneo a livello regionale, comprendente sia azioni trasversali di formazione, analisi e monitoraggio sia interventi territoriali integrati e multidisciplinari mirati a rispondere alle specifiche esigenze delle persone.

Il progetto Start-ER 2 (Salute, Tutela e Accoglienza di Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale in Emilia-Romagna) è dedicato al tema della salute, principalmente psicologica e mentale, delle persone Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale ma anche al loro accesso ai servizi sanitari e all’acquisizione di conoscenze e competenze per la salvaguardia della loro salute in termini di tutela e prevenzione.

È realizzato da un partenariato numeroso composto dalle Aziende USL della Regione Emilia-Romagna e da enti del privato sociale afferenti territorialmente alle varie AUSL il cui capofila è l’Azienda USL di Bologna. Al link Chi siamo è disponibile l’elenco completo e i contatti degli enti coinvolti nella realizzazione del progetto.

È finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 e si pone in continuità con la progettualità Start-ER, realizzata negli anni 2016-2018 con l’intenzione di consolidare, integrare e rendere strutturali le azioni sperimentate, in modo da rafforzare ed aggiornare continuamente le competenze e gli strumenti operativi tecnici ed istituzionali e facilitare la collaborazione tra il servizio pubblico e il privato sociale, implementando metodologie d’intervento che siano punto di riferimento per l’individuazione di un modello regionale complessivo.

Il progetto ha dovuto misurarsi con gli effetti della pandemia da Covid-19 rivedendo le modalità di realizzazione previste e acquisendo nuovi bisogni cui dare risposta. Grazie ad un ampliamento delle azioni è intervenuto direttamente con iniziative di informazione, sensibilizzazione, consulenza e distribuzione di presidi sanitari a persone appartenenti al target di progetto. 

La finalità

La finalità generale è la tutela della salute psico-fisica dei RTPI, attraverso il rafforzamento delle sinergie tra pubblico e privato sociale con l’introduzione di un modello che accresca in questi ultimi le competenze di base in ambito sanitario e un sistema di rete che garantisca una precoce ed adeguata presa in carico delle vulnerabilità, nonché un corretto follow-up dei percorsi attivati.

Le azioni

Il cuore pulsante del progetto è costituito dal dispositivo specifico delle équipe multidisciplinari integrate, sperimentato nel corso del progetto Start-ER, e da una serie di attività che agiscono sul sistema socio-sanitario nel suo complesso:

  • la realizzazione di incontri e strumenti destinati all’alfabetizzazione sanitaria di base dei beneficiari;
  • la realizzazione di attività formative finalizzate al capacity building degli operatori;
  • la creazione di una piattaforma web progettuale.

La metodologia

La metodologia di intervento sottesa a tutte le attività ha come elementi fondanti l’implementazione della rete, un approccio integrato e l’attenzione alla multidisciplinarietà e al territorio.

I Risultati attesi

Il principale risultato atteso è la sistematizzazione di un modello integrato di presa in carico precoce delle persone in condizione di vulnerabilità, omogeneo a livello regionale, che garantisca un migliore accesso ai servizi e che, implementando le competenze degli operatori coinvolti, permanga strutturalmente anche al termine dei finanziamenti.

 

… alle origini di Start-ER 2: il progetto Start-ER

Che la migrazione sia un fattore di rischio per la salute psicologica della persona è un dato che gli studi di settore affrontano ormai da molti anni stimolando ricerche, servizi e interventi sperimentali sia nell’ambito delle istituzioni pubbliche sia dell’Università sia del privato sociale. Parliamo della salute mentale e psicologica di chi è migrato attraverso percorsi forzati, viaggi al limite dell’umana sopportazione, trattenimento per lunghi mesi in centri le cui condizioni sono state denunciate da organizzazioni e istituzioni a livello internazionale. Questo tema diviene ancor più concreto e improcrastinabile proprio quando le persone si incontrano nel quotidiano, quando hanno un viso e un nome, una storia e tante storie, quando entrano in un ambulatorio o quando sono accompagnate nelle varie fasi del percorso di “inserimento” attraverso la progettualità quotidiana, un passo dopo l’altro, qualche giorno avanti, qualche giorno indietro, verso il miglioramento del benessere e della qualità della vita per ciascuno e per tutti.

Il progetto è stato realizzato nell’ambito del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020. Start-ER ha sostenuto l’implementazione dei servizi di tutela dei richiedenti e titolari di protezione internazionale (RTPI) in condizioni di vulnerabilità post-traumatica o con grave disagio sanitario, attraverso il rafforzamento delle competenze dei servizi pubblici in materia di individuazione, emersione e presa in carico della vulnerabilità e attraverso l’attivazione di percorsi di screening e presa in carico specialistica dei richiedenti sin dal momento immediatamente successivo al trasferimento sul territorio regionale. Il progetto, pur erogando servizi di supporto individuale ai destinatari, declinati sia sulle loro specifiche esigenze di cura e riabilitazione sia in base a specificità territoriali, ha anche mirato alla sistematizzazione di una metodologia di lavoro che – partendo dall’analisi, dalla valutazione e dalla valorizzazione delle esperienze maturate territorialmente – fosse applicabile a livello comune e sostenibile sul lungo periodo.

Trattandosi di attività di rilevazione e presa in carico di persone vulnerabili, i luoghi in cui principalmente si sono svolte le attività di progetto sono stati i servizi locali di cure primarie e salute mentale delle AUSL della Regione Emilia-Romagna per quel che riguarda le patologie organiche e psichiatriche; mentre nell’Hub Regionale Centro Mattei di Bologna, nei Centri di Accoglienza Straordinaria e nei progetti SPRAR (poi SIPROIMI, ora SAI) diffusi su tutto il territorio regionale si è effettuata la rilevazione delle vulnerabilità post-traumatiche.

I partner di progetto, guidati dal capofila Azienda USL di Bologna, sono stati numerosi, diversificati per tipologia e competenze:
Aziende USL di Imola, Ferrara, Romagna, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, 
Cooperativa sociale Camelot (nel ruolo di supporto al capofila), Cooperativa sociale Lai-momo, Associazione MondoDonna,
Consorzio L’Arcolaio,
Cooperativa sociale Società Dolce, Associazione Trama di Terre, Cooperativa sociale Caleidos,
Cooperativa sociale Dimora d’Abramo,
CIAC Onlus, Fondazione autonoma Caritas Diocesana Piacenza-Bobbio, Società cooperativa sociale L’Ippogrifo.

Insieme hanno attivato 13 unità mobili di supporto, altrettante équipe multidisciplinari in cui hanno operato 76 operatori sanitari e socio-culturali (psichiatri, psicologi, antropologi, medici, neuropsichiatri infantili, operatori sociali, mediatori linguistico-culturali, infermieri, medici specialisti in varie discipline) raggiungendo così 2.013 persone: richiedenti e titolari di protezione internazionale di cui circa 1/3 in condizioni di vulnerabilità post traumatica e/o in situazione di importante disagio sanitario o psicologico. Sono stati 159 i minori stranieri anche non accompagnati presi in carico nell’ambito psico-socio-sanitario. Proprio su tali tematiche il progetto è intervenuto con appositi percorsi formativi che hanno coinvolto circa 1.400 professionisti del settore.

Start-ER ha avuto un impatto significativo in termini di rafforzamento delle competenze istituzionali delle AUSL coinvolte, che rappresentano i principali soggetti di riferimento regionale per la programmazione delle azioni di presa in carico delle vulnerabilità sanitarie di tutta la popolazione presente sui territori. Il consolidamento delle competenze istituzionali si è accompagnato a un rafforzamento delle competenze organizzative e professionali degli operatori sociali e sanitari attivi a livello territoriale, con una ricaduta positiva in termini di miglioramento nell’erogazione locale dei servizi.

Qui il video che racconta il progetto Start-ER dalla viva voce di alcuni dei protagonisti che hanno lavorato alla sua realizzazione.